Iler Melioli per Volta Basel 2019

By giovedì 23 Maggio 2019 0 No tags Permalink 0

10 – 15 giugno. Volta Basel
Iler Melioli>> Tamara Repetto>> Cristina Treppo>>
Booth B15

Apriamo il primo approfondimento in dialogo con Iler Melioli.
(Le sue opere in esposizione sono visibili su voltashow.com, info su Wikipedia>>)
– english text follows –

Yvonne – A febbraio abbiamo presentato a New York il tuo lavoro di estensione dell’opera oltre il quadro. Per Basilea hai realizzato dei pezzi nuovi, inediti, in cui varia sia il materiale di supporto della pittura, sia il tipo di estensione. Ce ne parli?

Melioli – Nel quadro della mia ricerca il tema dell’estensione non è nuovo. Fin dai primi anni ’80 tutta la configurazione dei miei oggetti scultorei e delle mie opere pittoriche ha avuto origine da una riflessione teoretica concernente “ l’anamorfosi del cerchio ” che ebbi modo di approfondire attraverso un rapporto di collaborazione con S. Sarduy (autore del saggio Barroco ed. Il Saggiatore – testo sull’episteme barocca e neobarocca). Conseguentemente, partendo dal pattern indifferenziato del reticolo di un foglio di carta millimetrata, ebbe origine lo stato nascente del mio linguaggio visivo.  All’interno di questo “campo indifferenziato” lo spazio dell’oggetto, come l’oggetto nello spazio, assumevano un loro reciproco rapporto di co-appartenenza.

Oggi riedito questo tema dell’estensione in chiave neo-concettuale partendo dai segni contenuti all’interno del quadro, dell’opera pittorica, per poi estenderli oltre il limite del quadro stesso. 

Con Res Extensa, la mia personale del 2017 che tu hai curato con l’apporto critico di Riccardo Caldura, era già esplicitato il tema dell’estensione e della connessione. Lo scarto, o passaggio ulteriore che possiamo rilevare in queste mie inedite opere, riguarda la tecnica e i materiali. Se in Res Extensa avevamo l’estensione di un wall painting che partiva da un acrilico su tela destinato ad estendersi sulla superficie della parete, ora abbiamo un poliacrilico su pvc che annulla ogni segno o spessore materico sul supporto e una sua estensione a parete realizzata con fibra di gomma. Questa mia ulteriore scelta solidale con la nuova alchimia industriale non è casuale. La nostra percezione del mondo è oggi mediata da strumenti ad alta definizione, per ciò stesso, anche la processualità che investe l’atto del dipingere, del tracciare un segno su di una superficie, non può ignorare questo sentire.

Yvonne – Lo stand che presento a Volta Basel espone la tua poetica accanto a quella di Tamara Repetto e Cristina Treppo. Cosa ne pensi del lay out finale e del dialogo tra le vostre opere?

Melioli – Le tre poetiche traducono in modi diversi il sentire del nostro tempo. Tamara Repetto svolge una ricerca in cui possiamo riconoscere un’estetica neobarocca in grado di conciliare poeticamente artificio e natura. La tecnica rigenera in vitro le nostre ataviche percezioni sensoriali del mondo esterno. Per Cristina Treppo, il ricorso a materiali poveri rigenera un rapporto materia e forma concernente una fenomenologia dell’oggetto in grado di attivare inediti e nuovi percorsi di riflessione sul fattore tempo passato/presente. Il mio ruolo, come ho già esposto rispondendo alla prima domanda, assume l’arte come linguaggio e traduce in forma simbolica una modalità del nostro essere in situazione, in connessione.

Se nei tre autori diversi sono i modi poetici di esprimere e comunicare attraverso l’arte, comune è la loro suscettibilità nervosa del sentire riconducibile ad un’area neo-minimalista.

Yvonne – La tridimensionalità ha sempre caratterizzato l’espressione della tua poetica, così come la ricerca di materiali e lavorazioni di alta tecnologia. Presentiamo qui una tua scultura del 2008, Ondosauro Mediterraneo. Una versione monumentale di questo lavoro l’abbiamo presentata nel 2012 nella Loggia del Palladio a Vicenza. Ci parli di questa interessante forma e del suo rapporto con lo spazio? L’aspetto specchiante dell’acciaio inox e la trasparenza del plexiglas possono considerarsi anch’esse estensioni dell’opera?

Melioli – Il mio procedere sul piano della forma, in pittura come nella scultura, si è sempre svolto attraverso l’utilizzo di connessioni ortogonali ordinate. La disposizione dei miei tubolari inox specchianti nello spazio si è sempre articolata seguendo le coordinate che ho menzionato. Nel caso specifico dell’Ondosauro la disposizione dei singoli moduli in linea muove attraverso un angolo di 45° che favorisce un sistema di reciproca riflessione specchiante delle singole facce. La forma in questo caso assorbe la temperatura dell’ambiente circostante. Anche l’utilizzo del policarbonato che sospende la scultura nello spazio crea un diaframma di luce e trasparenza al cui interno vi è inserito un segno di colore blu oltremare, il cui potere di rinvio ci riporta al titolo dell’opera, Ondosauro Mediterraneo.

We start talking about our booth with Iler Melioli. You may see his works in voltashow.com

Yvonne – In February 2019 we presented in New York your work of extension beyond the frame. For Basel you have made some new works of art, inedited, which have a new painting support and a new kind of extension. Could you talk about them?

Melioli – The extension is not a new theme in my work. Already at the beginning of the ’80, my sculptures and paintings had origin from a theoretical thought about “circle anamorphosis”, a concept that I have been discussing with S. Sarduy (writer, Barroco, ed. Il Saggiatore – text on baroque and neobaroque epistle). Consequently, starting from drawing on a graph paper my visual language  came to life. On this paper, this “undifferentiated field”, the space of the object and the object in the space had a mutual communality.
Today I work on the theme of the extension in a new conceptual way. Starting from the signs inside the painting, I extend them beyond the painting itself. In Res Extensa, my 2017 solo exhibition that you have curated with Riccardo Caldura critic support, the theme of extension and connection was already explicit. The difference we may appreciate now in my new works is about medium and technique. If in Res Extensa we had a wall painting extension starting from an acrylic on canvas, now we have a polyacrylic on pvc which cancel any materic sign on the surface and a wall extension made with rubber fibre. This change is not accidental. Today the feeling about the world we are living in, is made through high technological instruments, so also painting or making a mark on a surface, can’t ignore this aspect.

Yvonne – In Volta Basel booth, your work is presented with Tamara Repetto and Cristina Treppo. What do you think about the dialog between your works of art and about the final lay out?

Melioli – The three poetics show, in different ways, the feeling of our time.
Tamara Repetto develops a research where we may recognize a neobaroque aesthetic which may poetically connect artificial means and nature. The technique restores in vitro our atavic senses of the external world.
Cristina Treppo regenerate the relation between material and shape leading to a phenomenology of the object which activates new  thoughts on past/present time.
As regarding myself, as I have already said, I look at art as a language to translate in a symbolic mean our way of being in connection.
We three artists have different poetic expressions but our sensibility may be linked tu a neo-minimal area.

Yvonne – Three dimensionality has always been a feature of your work as well as the research of highly technological materials and processing. We present in Volta Basel one of your sculptures dated 2008, Ondosauro Mediterraneo. A monumental copy of this work has been exhibited in 2012 in Palladio Loggia in Vicenza. Could you talk about this interesting work of art and about its relation with the environment? May the reflection characteristic of stainless steel and the transparency of the plexiglass be considered an extension as well?

Melioli – My research on the form of art, in painting as in sculpture, has always used orthogonal connections. The position in the space of my stainless steel reflecting elements has always followed this order. Talking about Ondosauro Mediterraneo, each stainless steel modulus in line has a 45° angle to obtain a double reflection of the two sides. The form in this case absorbs the temperature of the surrounding ambient. The polycarbonate rise the sculpture in the space and create a diaphragm of light and transparency where you may find  inside an ultramarine blu sign which reminds us to the title of the work Ondosauro Mediterraneo.

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