Iler Melioli (1949) è nato a Reggio Emilia.

Esponente della generazione artistica affermatasi negli anni ’90, contro ogni modello di citazione, ha orientato il suo lavoro verso la riduzione del processo formale all’essenzialità di configurazioni geometriche ordinative del linguaggio visivo. Il suo percorso creativo riprende l’area del minimalismo attraverso processualità decostruttive.

All’interno della sua ricerca assume rilievo una sperimentazione che utilizza diversi materiali provenienti dalla metallurgia e dall’alchimia industriale: tubolari inox, resine sintetiche, laminati plastici e poliuretanici. Queste materie vengono assemblate e trasformate attraverso interventi strutturali e combinazioni che  danno origine a forme inedite che mantengono aperto un rapporto dialogico tra iconismo e aniconismo.

Il linguaggio di Melioli attinge risorse dal calcolo numerico, dal mondo delle scienze fisiche e matematiche, evidenziando le correlazioni possibili tra sistemi concettuali e fenomeni naturali [… ] (Renato Barilli)

Il pieno e il vuoto nella continuità dello spazio

Aprire il vuoto nello spazio destinato ad accogliere l’immagine equivale ad istituire una discontinuità, una rottura all’interno della rappresentazione, demolendo la convinzione che la rappresentazione rispecchi la realtà. La decostruzione che vado elaborando attraverso la realizzazione dei miei assemblati a parete, configurati come opere aperte, è essenzialmente metapittorica in quanto istituisce un rapporto di coappartenenza tra bidimensione e tridimensionalità. Attraverso il potere strutturante del vuoto che entra nel quadro e l’oggettivazione delle componenti materiali del quadro medesimo, il rapporto dualistico forma/spazio, spazio della rappresentazione/spazio empirico viene trasformato in rapporto dialettico che pone in relazione reciproca il “campo estetico” con lo spazio dell’esperienza. In questo modo viene stimolato un ordine di fruibilità diverso da quello tradizionalmente contemplativo perché prima dell’immagine ciò che viene posto in primo piano è la condizione materiale dell’opera e la sua interazione con lo spazio reale.

Biografia

  • Nel 1984 l’incontro con Severo Sarduy, scrittore e critico d’arte della scuola di Roland Barthes.
  • 1985    personale, Civici Musei di Reggio Emilia, a cura di Severo Sarduy e Roberto Daolio
  • 1990    personale, Musei di Rimini, a cura di Francesco Poli
  • 1991    Anni Novanta, a cura di Renato Barilli
  • 1994    Itinerari, Galleria Civica di arte moderna di Bologna
  • 1994    An italian generation, Rocca Paolina, Perugia
  • 1994    Italian garden, museo pubblico,Torino
  • 2000   Triennale di Bologna
  • 2005   Retrospettiva, Museo di Reggio Emilia, a cur di Renato Barilli
  • 2011    L’arte italiana dagli anni ’80 allo zero, Milano e Torino
  • 2012    personale, Yvonneartecontemporanea, Loggia del Capitaniato, Vicenza, a cura di R. Barilli
  • 2013    Hanging Garden, galleria Cortina, Milano
  • 2013    Artisti per una bandiera, Vittoriano, Rome, a cura di Sandro Parmiggiani
  • 2013    Geo-Metrica-Mente, Palazzo dei Principi, Correggio

Didascalie opere in Biennale dello Xinjiang
Senza titolo, tecnica mista su MDF, cm104x171x4, 2014
Senza titolo, tecnica mista su MDF, cm 70×144, 2014

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